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La NASA conduce il primo test di difesa planetaria

La NASA conduce il primo test di difesa planetaria

Che cosa è successo

La NASA ha completato con successo la prima dimostrazione pratica di difesa planetaria: un veicolo spaziale ha impattato intenzionalmente un asteroide per tentare di modificarne l’orbita. La missione, chiamata Double Asteroid Redirection Test (DART), ha preso di mira Dimorphos, un corpo di circa 160 metri di diametro che orbita attorno a un asteroide più grande chiamato Didymos.

Dettagli tecnici dell’impatto

Il veicolo spaziale DART, con massa di circa 570 kg (1.260 libbre), ha colpito Dimorphos a una velocità di circa 22.530 km/h (14.000 mph). Il lancio della missione è avvenuto nel novembre 2021 e la manovra di impatto è stata eseguita con precisione per dimostrare la fattibilità di una tecnica di mitigazione cinetica.

Perché questo test è importante

Obiettivo della missione

L’intento del test era provare che è possibile deviare la traiettoria di un asteroide usando un impatto cinematico, cioè trasferendo quantità di moto al corpo celeste senza esplosivi. Dimostrare questa tecnica fornisce agli scienziati e alle agenzie spaziali una soluzione praticabile per proteggere la Terra da potenziali impatti futuri.

Implicazioni a lungo termine

Anche una piccola variazione nell’orbita di un asteroide può, nel corso di anni o decenni, impedire una collisione con la Terra. Il successo della missione DART apre la strada a strategie di difesa planetaria basate su tecnologia già disponibile e migliorabile.

Chi ha gestito la missione e come sono state raccolte le immagini

Coordinamento e responsabilità

La missione è stata gestita dal Johns Hopkins Applied Physics Laboratory (APL), che ha sovrinteso al progetto tecnico e operativo. Il direttore dell’APL, Ralph Semmel, ha sottolineato la preparazione e la precisione del team, evidenziando il potenziale della tecnologia per salvaguardare il pianeta.

Osservazioni visive e contributo italiano

Le immagini dell’impatto sono state fornite da un CubeSat dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), che è stato rilasciato dalla navicella principale circa quindici giorni prima dell’evento. Questo tipo di CubeSat permette riprese ravvicinate e dati indipendenti utili per analisi immediate.

Monitoraggio post‑impatto e risultati attesi

Cosa misureranno gli scienziati

Dopo l’impatto, gli astronomi useranno telescopi terrestri e osservatori spaziali per determinare come è cambiata l’orbita di Dimorphos attorno a Didymos. In particolare misureranno la variazione del periodo orbitale (il tempo che impiega Dimorphos a compiere un giro attorno a Didymos) per quantificare l’efficacia dell’impatto.

Tempistiche e conferme

Le conferme di deviazione richiedono osservazioni ripetute nei giorni, settimane e mesi successivi all’evento. Questi dati permetteranno di calcolare con precisione la differenza di traiettoria e migliorare i modelli di interazione tra veicolo spaziale e asteroide.

Cosa significa per il pubblico e come seguire gli sviluppi

Non c’è motivo di allarmarsi

Il test DART non è stato una risposta a una minaccia imminente: si tratta di una prove sperimentale per avere strumenti pronti in caso di necessità futura. Le probabilità di un impatto catastrofico nelle prossime generazioni restano molto basse grazie ai programmi di sorveglianza degli oggetti vicini alla Terra (NEO).

Come restare informati

  • Seguire i comunicati della NASA e del Johns Hopkins APL
  • Consultare i canali dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) per aggiornamenti sul CubeSat
  • Leggere i resoconti scientifici pubblicati su riviste e portali specializzati

Conseguenze pratiche e possibili sviluppi futuri

Applicazioni della tecnologia

La tecnica del “kinetic impactor” (impattatore cinematico) è ora convalidata come metodo potenzialmente rapido ed economico per deviare piccoli asteroidi. In futuro si potrà lavorare su missioni più grandi, strategie combinate (es. tractoring gravitazionale, pompe di ionizzazione) e piani di risposta internazionale.

Cosa possiamo aspettarci

Nei prossimi anni vedremo: miglioramenti nei sistemi di navigazione spaziale, maggiore uso di CubeSat e piccoli satelliti per osservazioni ravvicinate e esercitazioni con scenari di difesa planetaria condivisi tra agenzie spaziali mondiali.

Riassunto

DART ha dimostrato che è possibile guidare un veicolo spaziale per colpire intenzionalmente un asteroide e deviarne l’orbita. Il successo operativo e le immagini ottenute — compreso il contributo del CubeSat dell’ASI — rappresentano un passo fondamentale verso strategie concrete di difesa planetaria, con monitoraggi successivi che confermeranno l’entità della deviazione.